Del MIAMI secondo Gu

Scribacchiato da Gu 2015-06-13T08:19:12+00:00

Quando ho conosciuto Giù, una delle prime domande che le ho posto è stata "Che musica ascolti?" e lei, con innocente candore, mi ha risposto "Mah, soprattutto indie". Ovviamente ho pensato "Peccato, era così carina e simpatica, sarebbe stato bello continuare a frequentarla".
Invece, contro ogni previsione, abbiamo continuato a frequentarci tant'è che un giorno è tornata a casa tutta baldanzosa e mi ha detto "Amore, ho i biglietti per il MI AMI, una tre giorni di musica indie!".
La morte.
Per la cronaca, di questo evento ne ha scritto anche lei.

Il mio essere prevenuto nei confronti di questo genere tanto in voga presso i giovani d'oggi è dato per lo più dal mio personalissimo problema della "noia musicale". Visto che sono vecchio dentro, sono ancora legato al concetto di "album" più che a quello di "canzone". Ascoltando prevalentemente dischi per intero, questi devono necessariamente essere variegati e sorprendenti per mantenere vivo il mio interesse. È questo il motivo per cui adoro così tanto il progressive rock, genere di ricerca per eccellenza in cui nello stesso album puoi trovare alternati senza soluzione di continuità una cavalcata hard rock seguita il minuto successivo da una parte orchestrale con sinfonie d'archi e contrappunti di mellotron che poi muta in una una melodica ballata folk.
Lo stesso problema ce l'ho con la forma "canzone". Se so già che un brano durerà tre minuti e mezzo suddivisi in intro, verso, bridge e un ritornello che sentirò almeno tre volte per memorizzarlo bene, il mio cervello inizia a sbadigliare pensando "Bo-ring!".

I tre giorni al MI AMI, sfatando tutti i miei preconcetti, sono stati fantastici e mi sono divertito tantissimo. Soprattutto, sono state giornate istruttive in cui ho imparato tanto sull'indie:

1. Ai concerti di musica indie c'è gente stranissima, per esempio quelli in jeans lunghi nonostante si sia all'aperto, in un giugno caldissimo che farebbe dire a un Tuareg sahariano "minchia l'afa oggi". Queste strane persone hanno la barba (se maschi), i capelli di colori appartenenti allo spettro non percettibile dall'occhio umano (se femmine) e le maglie a righe orizzontali (indipendentemente dal sesso). Apprendo chi il nome collettivo con cui possiamo chiamare questi ragazzi è "hipsters". Il nome è la fusione del termine inglese "hip", fianco, e "ster" che significa "volevo fare il nerd ma quelli non cuccano e così faccio sì il nerd ma cool".

Nella foto, il cantante di un gruppo indie (Thegiornalisti). I cantanti dei gruppi indie hanno i capelli ricci.

2. Il concetto di "gruppo indie" è sfuggente. L'indie un genere molto moderno e in quanto moderno è un genere di sintesi. È punk? Ni, perché i gruppi non hanno la cazzimma sfrontata dei Rancid o dei Ramones. È pop? Ni, perché non fanno duetti con Tiziano Ferro e Emma. È rock? Ni, perché rifuggono l'arte dell'assolo rock, del virtuosismo e hanno un'attitudine generalmente più bonaria. È elettronica? Ni, perché la chitarra rimane lo strumento preferito di questi ragazzi dall'identità musicale abbastanza incerta.

In una rassegna di concerti della durata media di mezz'ora, però, la fluidità del genere ha mitigato completamente il mio problema della noia musicale di cui sopra perché l'alternarsi continuo sui tre palchi di tanti gruppi diversi ha fatto sì che non sapessi mai cosa cosa sarebbe venuto dopo. Di contro, per il carattere poco sperimentale dell'indie, di ogni gruppo, ascoltato il primo bravo, era possibile prevedere cosa sarebbe seguito.

3. Mi è venuto il sospetto che alla fine la definizione di musica indie sia "quello che possiamo permetterci quest'anno".
- Oh, chi va di hip hop quest'anno?
- Fedez
- No, ma costa troppo
- Vabbè, prendiamo Mecna che è alto e c'ha la barba rossa e piace alle ragazzine
- Sì, però chiamiamo pure Morgan
- Zio, Morgan ci costa più che prosciugare l'Idroscalo
- Allora chiamiamo Morgan in versione "Solo sul palco con uno che mette le basi", ché il 30% di sconto ce lo fa
E così sui palchi si sono alternati gruppi di elettronica, rappers, Levante e Morgan stesso che ha cantato Lontano Lontano di Tenco, la sua Altrove, Altre forme di vita dei Bluvertigo, (per la cronaca, l'ho trovato immenso: presenza sul palco istrionica, sempre grande gusto, polistrumentista eccezionale).

4. L'hipster su internet condivide post su Facebook riguardanti il bene della Terra, il salvare gli agnellini a Pasqua, l'inchiodare in autostrada se ti attraversa la via un riccio, il salvare il Pianeta mangiando seitan. Però al festival della musica indie, quando è in fila per la pizza, chiede "Una margherita. Coi wurstel va'. Ma il salame ce l'avete? Piccate? Vai. Nduja ce n'è? No? Vabbè, tanto ne porto sempre con me un vasetto nello zaino"

5. L'hipster che non ha una maglia a righe porta invece una t-shirt con sopra una scritta o un disegnino un po' astratto e fumettoso. È una scritta del tipo "Ehi, guarda, ho comprato una t-Shirt con una scritta smart, significa che io che la indosso sono smart". In alternativa ha la t-shit di un gruppo musicale perché l'hipster è timido e così non c'è bisogno di fare conversazione, come facemmo io e Giù a suo tempo, per sapere che musica gli piace e qual è il suo gruppo preferito.



Nonostante la faccia perplessa, penso davvero che i silent concerts sono il futuro!

Per mantenere fede all'incolmabile divario fra i miei gusti musicali e quelli di Giù, ecco di seguito l'elenco dei musicisti che mi sono piaciuti di più e che quindi, ça va sans dire, sono quelli che hanno fatto rabbrividire le povere orecchie della mia fidanzata:

  • Albedo: un gruppo post-rock con influenze shoegaze che mi ha davvero stupido. La bella voce pulita del cantante si eleva sopra i muri di chitarre proponendo liriche raffinate e intriganti
  • Niagara: qui siamo nel reame del pop elettronico più puro, con influenze '80s e new wave. Voci al vocoder e tantissimi synth che deragliano nella dance e nel noise con punti percussionistici che si avvicinano alla jungle
  • Petit Singe: Ho sentito dei suoni interessantissimi venire dall'area "piccola" del MI AMI, mi sono affacciato e sono rimasto rapito dalle atmosfere downtempo un po' chillout con pieno di percussioni, il tutto insaporito da spezie etniche. È affascinantissima bedroom music, posso immaginare Petit Singe a gambe incrociate sul letto, con delle grosse cuffie, che compone quello che poi propone con eleganza ai sui concerti
  • Lamusa: Ancora elettronica, questa volta assolutamente vintage. Occhiali da sole, look ed estetica musicale anni '80, vecchi synth e suoni di drum machine. Mi ha ricordato moltissimo Com Truise che adoro. Divertente e bravo

Il momento più emozionante è stato quando ho visto, il terzo giorno, uno senza alcun tatuaggio visibile. Poi ho notato che ero io e che mi stavo guardando riflesso allo specchio del bagno.