Di Split e di M. Night Shyamalan

Scribacchiato da Giù 2017-01-19T11:24:12+00:00

La scorsa settima, io e Gu, siamo andati a vedere in anteprima l'ultimo film di M. Night Shyamalan, Split e non riesco a smettere di pensarci. Il fatto che un film rimanga nella testa di chi l'ha visto dovrebbe essere considerato un prerequisito di ogni capolavoro e in questo caso lo è certamente.


Non amo parlare della trama dei film che ho visto, quindi non andrò al di là di quello che mostra il trailer. Solo che, se dovessi raccontare la storia del trailer, dovrei dire che il film parla del sequestro di tre ragazzine, tra le quali spicca Anya Taylor Joy (e le sue tette, devo essere sincera) e detto così è la trama di mille altri thriller. Quello che rende Split un film imperdibile è che questo sequestro è solo lo sfondo per una storia ben più eccitante ovvero quella delle personalità separate (Split in inglese vuol dire appunto scissione) che coesistono in maniera indipendente nella testa del rapitore, interpretato da James Mc Avoy: BOOOM.

Il thriller che a questo punto diventa un thriller psicologico illustra quello che è la chimera per ogni psicoterapeuta: il Disturbo Dissociativo dell'Identità. I casi documentati sono talmente pochi che alcuni professionisti non sono nemmeno convinti che esista!


La difficoltà di individuare questo disturbo sta nel fatto che difficilmente la persona che ne soffre si presenterà in terapia dicendo di contenere molte persone diverse dentro di sé, perchè l'identità principale, quella che deve essere “protetta", solitamente perchè ha vissuto un'esperienza traumatica grave durante i primi anni di vita, è totalmente all'oscuro di questa condizione. Spesso in terapia si presenta solo una delle personalità e ci possono volere anni prima di conoscere le altre. Il Disturbo Dissociativo di Identità è chiamato in causa anche per spiegare i casi di possessione “diabolica" legati a credenze religiose o a rituali culturali. In questi casi l'identità che prende il posto della persona è quella di uno spirito che ha un comportamento punitivo nei confronti della persona per qualche atto commesso in passato. Nei casi di possessione però il fenomeno dissociativo è transitorio, mentre nel DID il fenomeno è ricorrente e accompagna la persona lungo tutta la sua vita causando un intenso disagio e sofferenza. Scusate la lezione accademica, ma una delle mie personalità, di lavoro, fa appunto la psicoterapeuta.

Tornando al film, Shyamalan è riuscito a raccontare in maniera magistrale quello che succede ad una persona affetta da questo disturbo e James Mc Avoy è così bravo da interpretare così tante persone diverse tra di loro che se non sarà candidato all'Oscar (per ognuna delle personalità of course), invito tutti a scendere in strada e gridare allo scandalo.

Durante il film ho avuto paura, mi sono commossa, mi sono arrabbiata, ho persino riso e ho difficoltà a dire se dovreste guardarlo perchè vi piacciono i thriller psicologici o gli horror o i film drammatici! Io direi: guardatelo e basta!

Il fatto che questo film è stata un'esperienza irripetibile per me è anche dato dal fatto che dopo la sua visione ho provato una delle emozioni più forti della mia vita. Alla fine della proiezione, sul palco si sono presentati a sorpresa Anya Taylor Joy (che avevo già visto nell'horror indipendente “The Witch", braverrima anche lì), James McAvoy (DIO CHE BONO), ma quello che mi ha fatto tremare dalla testa ai piedi, col cuore a mille e una temperatura corporea che sfiorava i mille gradi, è stato il fatto che è arrivato pure M. Night Shyamalan!!! È vero anche che mi sono venuti dubbi sul mio orientamento sessuale: lì sul palco c'era il protagonista di Espiazione e io avrei voluto urlare: “TI AMO, DIVENTIAMO BEST FRIEND FOREVER!!!" a Manoj Nelliyattu Shyamalan. Che vi devo dire? Da Quando ho visto “Il Sesto Senso" aka “vedo la gente morta" non c'è stata una volta che non abbia aspettato l'uscita di un suo film con eccitazione e non mi ha mai deluso, anche quando non è stato all'altezza del suo primo successo. Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce.